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«Come cavolo si accende sta cosa?»«No più che altro...Come si saleee???» Martina era alle prese con il sedile della BMW gigante, nera e lucida che Dorothy ci aveva affidato per tre giorni.
«Arrampicati!!» In quel momento riuscii ad accendere il motore. «Uhuhuuuh ce l'ho fatta!!! Dai sali, ormai sono le cinque e mezza e la cartina dice che in macchina ci vogliono quaranta minuti.»
«Uuuuff mannaggia a Dorothy oh! Dici che in questo momento ti sta guardando mentre provi di partire con sto coso?»
«Probabile. Ma non mi interessa. Ti sei messa la cintura? Non voglio prendere una multa per colpa tua!»
«Heeey!! Innanzitutto la multa la dovrei pagare io perché sono già maggiorenne da tipo...Qualche ora!»
«Oddiiiiio oggi è l'undici!! Auguri Martyyyyyyy!!!!» L'abbracciai stringendola forte e cercando di non mangiarmi i suoi capelli le dissi «Felice di essere diventata maggiorenne con me eh??»
«Certo!! Però ora puoi lasciarmi, non vorrei soffocare!»
«Ups, scusa scusa. Comunque qui la legge è diversa, può essere anche che la multa devo pagarla io se tu, ormai maggiorenne, non hai la cintura!» Intanto uscii dal parcheggio. «Cazzarola!!» Esclamai rendendomi conto che quella macchina era una forza!!
«Va beh, ad ogni modo la cintura ce l'ho e puoi star tranquilla.»
«D'accordo... Ora gentilmente potresti farmi da navigatore satellitare?»
«Ma ovvio!! Tra. Trecento. Metri. Girare. A. Sinistra.»
«Grazie Gertrude!»
«Gertrude? Ma che razza di nome è...Gertrude??»
«Heeeey, non offendere il mio navigatore! Io e mamma lo avevamo chiamato così...Ma poi è rimasto in Italia con papà... Eeeh va beh, prima o poi ci ritroveremo!»
«Oooooh devi girare a sinistraaaa!!!»
Misi la freccia al volo e svoltai senza nemmeno scendere di marcia, tanto comunque non c'era nessuno!
«Potevi dirmelo prima!!»
«So già che questo viaggio sarà un inferno.»
Alla fine decidemmo che era meglio parlare solo del tragitto che dovevamo fare così ci mettemmo veramente appena una quarantina di minuti, come era scritto sulla cartina.
«Mò ti voglio a parcheggiare!» Dissi più che altro a me stessa mentre cercavo il posto più facile in cui lasciare l'auto.
«Mhm, direi che non è nemmeno tanto storta. Non è storta vero?» Chiesi a Martina dopo essere scese.
«No, non mi sembra. Anche se dalla mia parte potevi stare un po' più larga, ho fatto i salti mortali per scendere!»
«Ma si, poi scavalchi. Andiamo!»
Riposi le chiavi al sicuro nella borsa e raggiungemmo la fila che, in quelle nove ore, si era allungata. Noi comunque avevamo i nostri numeri al collo e non ci preoccupammo degli sguardi che le altre ragazze ci lanciavano.
«Ciao, siete tornate finalmente!» Petra si alzò per abbracciarci. Incredibile come quella famiglia fosse così accogliente e gentile.
«Si, non potevamo mancare. È solo che abbiamo questo piccolo impiccio della scuola, sapete com'è!»
«Non potete saltare neanche un giorno vero?» Petra fece un sorriso di compassione.
«Già,» intervenni io «però direi che questa notte possiamo passarla qui!» Guardai anche Martina, solo per essere sicura e avere una maggiore conferma che non avesse cambiato idea all'ultimo minuto. Lei annuì, dandomi la conferma che era sicura di quello che stava facendo.
«Perfetto, vedrete che passerà in fretta tutto questo tempo.»
Ci sedemmo per terra, dopo aver steso i piumoni che le nostre mamme ci avevano obbligate a portare prima di partire per Mond. Uno era bene, ma due era meglio! Quindi ci eravamo ritrovate con tre piumoni ognuna, uno nostro e due della scuola, da tenere accartocciati sopra agli armadi. Con noi, quella sera, ovviamente ci eravamo portate quelli personali, non eravamo del parere che le ragazze ''normali'' dovessero sapere del Simbolo, della scuola e del fatto che stavamo per diventare delle vampire totalmente diverse dagli stereotipi. O quasi totalmente diverse.
Mentre mangiavamo quel poco di cibo che eravamo riuscite a sottrarre dall'ora di pranzo e che io ero stata in grado di materializzare durante Materializzazione e Profezia di nascosto, mi ritrovai chiusa in me stessa a pensare. Se solo mi avessero chiesto di fare questa cosa tre mesi prima, io non avrei mai accettato, neppure se mi avessero trascinata con la forza. Non ero il tipo da dire -Ma si, passiamo una nottata al freddo, con gente che non conosciamo, senza genitori e senza sicurezza.- Oh no, assolutamente no. Io ero più il tipo che ai concerti reagiva così -Ma si, anche se arriviamo tardi poi comunque superiamo.- E non ricordo di esser mai stata ad un concerto senza un adulto, papà o mamma che fosse. Forse entrare in quella scuola mi aveva cambiata, forse ero davvero cresciuta almeno un po' da convincermi che niente poteva andare male e niente poteva rovinare quella notte, quella e le altre due a venire. In quel momento ero tranquilla, ancora non mi era preso il panico se non appena scesa dal treno quando avevo visto la maestosità del palazzetto, stavo mangiando senza problemi, non ero ancora stata in bagno e di conseguenza non mi si era ancora manifestata la mia ormai amica-nemica nausea. Questo era un buon segno, ma sapevo che l'auto convincimento che tutto sarebbe andato per il meglio non sarebbe durato molto. Forse avevo solo bisogno di dormirci su, era stata una giornata pesante, senza contare che ero sveglia dall'una di quella ''mattina'', vale perciò a dire che ero in piedi da venti ore e la lezione di Materializzazione era stata complicata, Leggibilità non aveva portato a molto, Storia inutile dire che fosse stata una palla tremenda quindi ancora più sonno e Profezia...Beh Profezia era andata come tutti gli altri giorni. Non pensare a quello che era successo con Dorothy era davvero difficile, sopratutto perché lo avevo a due passi dal mio banco. La tentazione di voler chiedergli scusa era forte, ma ogni tanto il mio orgoglio si ingigantiva e quella era la situazione giusta per permettergli di bloccarmi ed evitare di farmi correre tra le braccia del professore. Poi mi aveva stressata, oltretutto, con quel fatto della macchina. Che cavolo, mica gliela dovevo buttare in un fosso. Mi aveva davvero fatta innervosire.
Ma non ero lì per pensare a tutti i problemi che avevo creato e che ancora non avevo del tutto risolto. Anzi, forse ero lì soprattutto per dimenticarmene.
«Scusate ragazze, ma sono sveglia dall'una, a scuola è stato un inferno soprattutto a Prof...Con un professore e non ho ancora chiuso occhio. Non vi dispiace se dormo un pochino, vero?» Accidenti, stavo anche per farmi scappare che studiavamo Profezia e non algebra.
«Certo, non ti preoccupare.»
Alla fine, anche Martina era distrutta. Ci sistemammo una al fianco dell'altra avvolte tra i nostri piumoni e asciugamani, lei con la testa appoggiata sulle mie gambe e io con la testa sulle sue, rannicchiate per farci più caldo.
Non ero mai stata in campeggio e anche se questo non era proprio un campeggio, comunque era bello e allo stesso tempo strano dormire sotto al cielo stellato.
Presi subito sonno, nonostante le poche ragazze attorno ancora stessero parlando e ridendo. Non mi dava fastidio e senz'altro avrei dormito anche se fossimo state in diecimila.
Quella notte lo sognai.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che era successo, così tanto da portarmi a pensare che forse non lo portavo più nel mio cuore. Ma quella notte era tornato a rendere il mio sonno più leggero e caldo dandomi la conferma di quello che, in fondo, avevo sempre saputo: lui c'era.
Alle sei della mattina del dodici novembre il sole era ancora dall'altra parte del mondo, mi svegliai lentamente ed Emma mi accolse con un «Buongiorno!» sorridente.
«Buongiorno! Che ore sono?» Mi stropicciai gli occhi.
«Quasi le sei.»
«Ho dormito...Mhm...Dieci ore.»
«E ti sono bastate?»
«Direi di si, non mi sento stanca come ieri. Tu non hai dormito?»
«Si, qualche ora. Ma poi sono arrivate altre ragazze e mi sono dovuta svegliare, ora non ho più sonno.»
«Siamo proprio in molte. Si sa già a che ora arriveranno loro?»
«Di preciso no, stasera suonano ad Amburgo, presumo che saranno qui domani mattina sul tardi.»
«Mhm, speriamo anche nel pomeriggio. Magari riusciamo ad essere qui in tempo per vederli arrivare!»
«Fate il possibile, vi prego!»
«Faremo l'impossibile! Ma ora dobbiamo fare l'impossibile per arrivare a scuola puntuali e mi dispiace troppo svegliarla.» Allora la scossi leggermente per la spalla «Hey, Marty, dobbiamo tornare a scuola.»
«Oh? Noo a scuola no.»
«Si, non possiamo saltare molte lezioni, lo sai.»
«Uffa!!» Si alzò a sedere con una mano nei capelli e gli occhi ancora chiusi.
«Mi dispiace ma lo sai che diventa pazza quella se qualcuno fa tardi!»
«Non me lo ricordare!»
Dopo aver arrotolato i piumoni e gli asciugamani e averli schiacciati dentro borsa e zaino, salutammo un'altra volta Petra, Emma e le altre e andammo alla macchina per tornare a scuola.
«Sono stanchissima, stasera possiamo non andarci?» Mi chiese Martina mentre faceva il cambio del piumone con i libri.
«Per me va bene, ma non le abbiamo avvertite.»
«Già, allora facciamo così: andiamo a lezione poi vediamo oggi pomeriggio come siamo conciate.»
«D'accordo, al massimo andiamo dopo cena, l'abbiamo già saltata anche ieri e non so se a Ninfa vada tanto bene.»
«Speriamo solo che non ci dica qualcosa.»
Con il pensiero di quello che avrebbe pensato la nostra Preside della nostra fuga dalla cena della sera prima, andammo a Materializzazione.
Storia.
Pranzo.
E poi Profezia.
«Ragazze, prima che scappiate!!» Ci fermò proprio mentre ormai eravamo fuori.
«Si?» Io avevo più confidenza con lui, mooolta più confidenza, quindi mi preparai a dargli risposte poco carine.
«Come sta la mia macchina?»
«Bene, gliel'abbiamo messa dove l'abbiamo trovata.» Sorrisi, sentivo che le guance stavano prendendo colore... E calore!
«Non c'era ieri sera.»
«No, in effetti no.»
«Dove siete state?»
«Prof, glielo abbiamo detto. Abbiamo un concerto domani.»
«Domani, non la notte appena trascorsa.»
«E' mai stato ad un concerto?»
«Certo che si.»
«Beh, mi dispiace deluderla ma sono molto cambiati dai concerti a cui andava lei. Adesso le file per entrare si iniziano a fare tre giorni prima!»
«E per quale motivo?»
«Per stare in prima fila, no?»
«Capisco, quindi fino a domenica mattina la mia macchina non la rivedrò.»
«Più o meno.»
«Perfetto, abbiatene cura.»
«Ma certamente.» Sorrisi e mi trascinai dietro Martina per sfuggire da quell'incubo, ma ancora una cosa non gli avevo detto, quindi mi affacciai alla porta e sempre con il sorriso dissi «Comunque c'è un buon profumo anche nella tua auto.» Feci in tempo a vedere il sorriso che si formava sul suo volto, ma non lo feci rispondere, uscii immediatamente per non tardare a Leggibilità.
«Uuuh ma che c'è adesso??» Mi spostai leggermente il colletto della felpa.
«Brucia anche a te?» Martina mi guardò, sul suo volto notai una leggera preoccupazione.
«E se fosse per...?»
«Andiamo a sentire.»
Dall'aula di Leggibilità ci recammo immediatamente all'ufficio di Ninfa.
«Entrate pure.»
«Salve Ninfa!» La salutammo in coro io e la mia amica.
«Ciao ragazze, accomodatevi.»
Ci sedemmo su quelle belle e comode poltrone da principesse.
«Abbiamo fatto qualcosa di male?» Chiese Martina, ancora poco tranquilla.
Ninfa con una risata rispose «No, tranquille, nulla di male. Ma ho visto che ieri sera non eravate a cena.»
Ci guardammo e dai suoi occhi capivo che, anche quella volta, dovevo parlare io.
«Si, siamo state fuori.»
«Avete voglia di parlarmene?»
«Pensavo che lei sapesse esattamente dove ci troviamo e quando.»
«Oh si, lo so. Ma non sempre posso stare concentrata solo su di voi. Vi ho viste in una macchina, è possibile?»
«Si, stavamo andando ad un concerto. Cioè, non ancora un concerto. Ma è una cosa a cui teniamo molto, quindi dobbiamo fare le cose perfettamente. Intendo dire, andare lì molto prima per prendere i posti migliori.»
«Tipico della tua determinazione.»
«Ecco.» Sorrisi abbassando lo sguardo, imbarazzata. «Ma non ci farà niente lei, vero Preside?»
«Non preoccupatevi, siete maggiorenni entrambe e maggior parte della responsabilità è la vostra. Dopotutto questa è come una casa per voi e non potete stare imprigionate qui, avete bisogno della vostra libertà e ne avete a vostro piacimento, fino a quando non farete qualcosa di sbagliato.»
«E... Noi abbiamo fatto qualcosa di sbagliato?»
«No, assolutamente. Ma vorrei essere informata di quello che vi succede, mi basta solo che mi diciate se state uscendo dalla scuola, soprattutto tu Monica per il discorso che abbiamo fatto prima del Ricevimento. Ricordi quello che ho detto?»
«Oh si, me lo ricordo benissimo. Ma stia tranquilla, non mi metterò nei guai, men che meno adesso che con me c'è lei. Non voglio che qualcuno sbagli o faccia qualcosa di male per colpa mia.»
«Perfetto, mi fa piacere sentirtelo dire e sono sicura che entrambe vi prenderete cura l'una dell'altra. A proposito...Di chi era la macchina?»
«Se... Se glielo diciamo, promette di non arrabbiarsi con lui? Siamo state noi ad insistere.»
«Dorothy?» Sorrise quando pronunciò quel nome.
«Dorothy.» Io cercai di non allargare troppo le labbra, per non darle sospetti.
«Lo sapevo, volevo vedere se dicevate la verità. E lo avete fatto. Questo mi rende più tranquilla. Direi che ho finito, divertitevi al concerto.»
«Grazie.»
«Grazie Ninfa.» Tornò a parlare dopo quel discorso in cui aveva solo sentito, sussurrò.
***